Cartolina da: Berlin (di Daisy Timpanaro)
marzo 2015
Una cartolina dal "cuore di Berlino"
"Studiare il tedesco”
"Studiare la lingua tedesca”
"Deutsch”, "Deutschland”, "Reise nach Deutschland”...
Sono tutte parole che evocano una serie di immagini, esperienze che sono gelosamente custodite nel cassetto dei ricordi.
Al di là dello studio freddo ed oggettivo della lingua, e con "freddo” ed "oggettivo” intendo l’approccio ad un tedesco studiato, discusso, analizzato e smontato in un’aula, esistono milioni di opportunità per poter studiare questa lingua da attore protagonista, occasioni in cui si è professore di se stessi, in cui si diventa anche un po’ scienziati strambi, che ogni giorno si imbattono in esperimenti che spesso risultano fallimentari.
Ciò di cui sto parlando sono quei soggiorni all’estero, che la comunità europea mette a disposizione per noi studenti come il progetto ERASMUS, ERASMUS PLUS, LEONARDO (ormai inglobato nell’ERASMUS PLUS) o semplicemente una vacanza studio; e che ci permettono dunque non solo di mettere in pratica quel che si è studiato (e qui vorrei aggiungere che di solito si ricevono mazzate linguistiche che ti fanno tornare a casa dicendo "Ma cosa ho studiato finora!!!”) ma di "toccare”, "assaggiare”, "ascoltare”, "osservare” quella cosa che cambia, si muove e cresce, che si chiama LINGUA PARLATA; che tra l’altro è molto più divertente e piacevole della lingua monumentale scritta che si apprende in aula.
Non ci si ferma alla lingua ovviamente, bensì si può osservare quali sono le abitudini dei berlinesi la domenica pomeriggio quando splende il sole. Quando tutti contenti si va a passeggiare a Mauerpark tra un infinito BRUNCH e una passeggiata tra le mille bancarelle che ti vendono l’inimmaginabile; oppure rilassarsi a Treptowerpark davanti al fiume e mangiando salsicce arrostite al barbecue.
E poi?
E poi non si può scappare dalle nuove amicizie con gente proveniente da tutto il mondo (specialmente a Berlino). E sembra tutto strano quando ad un tavolo siedono un italiano, un venezuelano, un newyorkese, un argentino, un turco e potrei continuare all’infinito.
E renderti conto che il mondo è così grande, ma che in fondo così grande non è. Ti rendi conto di come pensiamo ed immaginiamo le altre culture secondo stereotipi, pregiudizi o "sentito dire”.
Questi sono gli effetti collaterali di tutti gli studenti che si sono appropinquati in Germania per divorare il tedesco e fare di esso la loro seconda lingua.
E poi?
E non ti immagini che piacere si prova quando t’immergi nel mare della lingua tedesca con la voglia di un bambino di 5 anni, e ti senti apprezzato, cercato e voluto bene dai tuoi nuovi compagni di squadra (TUTTI TEDESCHI)… quando ti abbracciano e ti dicono "JETZT BIST DU EIN TEIL UNSERER FAMILIE, ALSO MUSST DU HIER MIT UNS BLEIBEN!" (ADESSO FAI PARTE DELLA NOSTRA FAMIGLIA, PERCIÓ DEVI RESTARE CON NOI).
E inizia il momento in cui ti fondi con essa, quando ti vien da pensare in tedesco o addirittura storpi le parole in italiano; quando leggi il giornale come niente fosse e quando provi un certo gusto a chiamare o a ricevere telefonate in tedesco (cosa che all’inizio fa un EVEREST di paura a tutti).
CHE DIRE DI ALTRO? COSA AGGIUNGERE?
Viviti, vivi la lingua, lasciati trasportare, sii aperto, abbassa i muri e dimentica quel meccanismo umano che ci porta quasi sempre in qualche modo a giudicare, etichettare e classificare qualcuno o qualcosa…
IL TEDESCO COME UNA WUNDERTÜTE!
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