Cartolina da: Nürnberg (di Giulia Ragusa)
maggio 2015
In questo momento mi trovo vicino Norimberga e lavoro come assistente di lingua italiana in due licei a Röthenbach e a Lauf an der Pegnitz. Ho dieci classi. Gli studenti hanno scelto volontariamente di studiare la lingua italiana, molte volte preferendola allo spagnolo al francese.
La prima domanda che ho fatto loro all'inizio dell'anno è stata: “Perché avete deciso di studiare l'italiano?”. Vi cito alcune delle loro risposte: “L'Italia per me è come vacanza!” (Jania, classe ottava), “Gli italiani sono divertenti, per questo voglio parlare come loro.” (Tobias, classe decima), “Amo la cucina italiana e voglio leggere le ricette.” (Anya, classe undicesima), “Mi piace l'Italia, la sua storia, la sua gente, tutti siete simpatici.” (Kimberly, classe dodicesima)...
Potrei continuare all'infinito, ma penso che questi esempi bastino a farvi capire come una tale esperienza regali emozioni forti e indimenticabili e ti faccia sentire “orgogliosa di essere italiana”. Guardare l'Italia dalla loro prospettiva, scoprire aspetti della lingua e della cultura italiana mi ha permesso di conoscere tante cose nuove e di riflettere su tante altre che fino ad ora non avevo mai preso in considerazione.
Nei loro occhi si leggono curiosità e interesse nei confronti della nostra cultura, a cui però si mescolano anche frustrazione e panico in particolare quando si inizia ad entrare in contatto con alcuni “mostri” della nostra lingua come: il congiuntivo passato e trapassato, i pronomi doppi e la consecutio temporum. Provo ad alleggerire le oggettive difficoltà della grammatica italiana con giochi, scenette, canzoni... parlo loro in italiano, ma molte volte mi guardano spaesati e quindi mi aiuto con i gesti, con la mimica facciale e alla fine raggiungo l'obiettivo: capiscono e sorridono. Ogni giorno è questo il mio obiettivo principale: strappargli un sorriso. Lo stesso sorriso che si dipinge sul loro volto quando gli si chiede: “Che cos'è per voi l'Italia?”.
Il mio compito in questi mesi è stato ed è quello di incoraggiare gli studenti e in particolare i meno bravi, i meno portati ad amare la nostra lingua e a non arrendersi davanti alle prime difficoltà. Mi rivedo in loro e per questo cerco di fare la stessa cosa che hanno fatto con me, in questi anni, i miei insegnanti di lingua e letteratura tedesca, dalla prima all'ultimo. Sono riusciti a presentarmi la Germania, la sua lingua e la sua cultura come qualcosa di bello, di interessante, qualcosa da capire e apprezzare. Entrando in contatto con questa nazione ci si rende conto che non si riduce tutto a quel momento che l'ha resa tristemente protagonista in tutto il mondo (cosa che purtroppo ancora molti pensano). Il passato fa parte della storia e bisogna naturalmente conoscerlo e ricordarlo, ma il presente deve essere libero da stupidi pregiudizi. Studiare una lingua vuol dire studiarne anche la storia e la cultura e scegliere una lingua “lontana” dalla propria lingua madre vuol dire arricchirsi ulteriormente, regalandosi emozioni che non ci si sarebbe mai aspettati di poter provare.
Modena
(Dorothea Nauenburg)
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Modena
(Bianca Waldau)
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Dresden
(Grazia Polizzi)
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Berlin
(Andrea Frasca Caccia)
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Catania
(Simon Zonk)
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Berlin
(Daisy Timpanaro)
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Klagenfurt
(Maria Chiara Audino)
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