Erasmus a Berlino (D)

Alles wird jut! (di Nadia Borchi)
11 marzo 2020
“Non mettere Berlino come prima scelta” mi consigliavano i miei amici, “sicuramente la metteranno tutti e non verrai selezionata” dicevano. Così la mia esperienza Erasmus iniziò un po’ a caso, mai avrei pensato di venire selezionata per Berlino, né tanto meno per l’università Humboldt. Trasferirsi in una città di quasi 4 milioni di abitanti mi faceva sicuramente paura, ma la volontà di uscire dalla mia “comfort zone” e testare i miei limiti vinceva su ogni dubbio.
“Berlin is the place to be” dicono, ed è veramente così. Berlino è una città eclettica, multikulti, sempre in movimento, se vuoi fare una cosa, sicuramente a Berlino riuscirai a farla. Berlino può, però, diventare spesso spietata e, se non si sta attenti, si può venire facilmente sopraffatti dal suo ritmo. Ambientarsi a Berlino è sicuramente difficile, ogni Bezirk ha un suo cuore, una sua anima e una sua diversa cultura. In più, i Berlinesi non sono sicuramente le persone più amichevoli o gentili esistenti, anzi sono spesso molto schietti e diretti, concentrati sulla loro vita e poco interessati ad ascoltare le tue opinioni e paure. “Mach dein Ding” è il loro motto, perciò non spaventatevi se in mensa vedrete persone pranzare da sole, con le cuffiette nelle orecchie e senza guardare in faccia nessuno, vi siete solo imbattuti in un vero e proprio Berliner. Non preoccupatevi se attaccheranno, a volte, a parlare inglese. Non è colpa vostra, i Berlinesi si sentono spesso internazionali e magari hanno pure ragione. I Berlinesi non sono certo persone che ordinano con “Ich möchte gerne einmal..” sentirete spesso dire semplicemente “Ich kriege eine Cola”.
L’atteggiamento dei berlinesi, però, ha sicuramente dei pro: non sono mai lì per giudicarti, sparlarti dietro e criticarti, a loro semplicemente non interessa. Una volta abbattuta questa facciata, sono in realtà delle persone molto disponibili, aperte e spontanee.
La mia esperienza all’Università Humboldt non è stata sicuramente tutta rosa e fiori, anzi, è un’università sicuramente di alto livello, dove tutti gli studenti si sentono privilegiati e, spesso, anche superiori agli altri. Il livello richiesto è altissimo ed è impossibile non sentirsi inferiori qualche volta. Le mie “gite” giornaliere all’ufficio relazioni internazionali erano qualcosa a cui non potevo rinunciare, il programma offerto agli studenti Erasmus è a dir poco criptico: Module scelti e già combinati con Vorlesungen, Übungen e Seminare. Il che può sembrare un punto a favore, senza contare il fatto che ci saranno tantissime lezioni sovrapposte e che dovrete spiegare voi ai professori cosa fare, in quanto per noi Programmstudierende è tutto diverso e loro non vengono certamente informati su come comportarsi con noi, dovrai essere tu a spiegare ogni volta come funzionano le cose, anche se spesso, nemmeno a te sarà chiaro cosa fare. Il sistema universitario tedesco è sicuramente un sistema più pratico e attivo che però mi ha messa di fronte a numerose prove, essere l’unica studentessa straniera in una classe di 15/20 tedeschi può sicuramente spaventare, ma guardando indietro non si può far altro che sentirsi soddisfatti per aver superato queste prove.
L’università è però solo una delle tante difficoltà da superare in Erasmus, una città come Berlino nasconde un problema dietro ogni angolo, ma ti dà anche la possibilità di risolverlo con “spensieratezza”, i numerosi “problemi quotidiani” sembrano minuscoli e si perdono nel rumore della città: si perdono tra il quartiere ebraico, il mercatino turco, tra Alexander Platz e la musica degli artisti di strada, si perdono nei graffiti sul muro di Berlino, nella storia che si respira fra le strade, fra i colori di Hackescher Markt, tra i numerosi ed enormi parchi, mercatini delle pulci e fra le numerose stazioni della UBahn.
Berlino è la città perfetta per chi vuole immergersi in una cultura tedesca “internazionale”, con diverse sfaccettature e colori, che non mi è mai capitato di trovare in nessun’altra città. Berlino ti dà la possibilità di vivere un’esperienza a 360°, mi ha dato la possibilità di parlare ogni giorno tutte le lingue che studio, di superare ostacoli che qui in Italia non possiamo nemmeno immaginare, di stare a contatto con culture e tradizioni di ogni tipo e di mostrarmi una fetta di mondo che mi faceva paura ma che, ad oggi, sembra molto più vicina a me.
Berlin, ik leebe dir!

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